28/11/14

INTERVISTA A FRANCESCA ROSSI: ULTIMA TAPPA DE "Viaggio nella Palermo del 1950. Protagoniste: Livia e Laura"



     Carissimi Fans, ecco a voi la conclusione dell'evento organizzato in onore del romanzo storico "Livia e Laura" di Francesca Rossi: "Viaggio nella Palermo del 1950. Protagoniste: Livia e Laura". L'Autrice ha risposto alle domande che Voi lettori avete lasciato nelle varie tappe... Francesca è stata cortese e gentilissima. Deliziatevi con le Sue parole!


      1. Perchè l’ambientazione proprio negli anni ’50? [Grazia]
Ho sempre amato gli anni Cinquanta. Ho proprio un debole per questo periodo storico e da tempo pensavo di ambientarvi qualcosa. È il momento della rinascita dopo la guerra e della ricostruzione. In questi anni vengono gettate le basi per il nuovo ordinamento sociale e geopolitico del mondo sia nel bene che, purtroppo, nel male. È un periodo storico di forti contraddizioni, era ancora molto nebulosa la conoscenza e la definizione di mafia, benché questa esistesse già e, disgraziatamente, era ancora possibile perpetrare il delitto d’onore ed esisteva il matrimonio riparatore. Elementi, questi, fondamentali per la genesi di “Livia e Laura”.

          2. Ciao Francesca, complimenti, io sono curiosa… come mai hai deciso di inserire tanti dialoghi in siciliano? Non pensi che questo possa essere controproducente o si trovano solo in questo breve estratto? [Sabina Di Gangi]
Grazie! Ho inserito il dialetto in quasi tutti i dialoghi del romanzo per vari motivi. Prima di tutto volevo calare completamente la vicenda in Sicilia, darle, oltre alle descrizioni di luoghi e profumi, anche lo spessore linguistico, ovvero “avvolgere” completamente la storia nella splendida isola, farla vivere tra la Storia e la sua gente. Poi c’è da dire che amo molto la musicalità del dialetto siciliano. Io sono romana e, per questo, ho passato molto tempo a studiarlo, volevo entrare nell’anima siciliana. Considero i dialetti un patrimonio fondamentale per la nostra cultura, fa parte di noi, è un tassello senza il quale il “puzzle” della nostra identità e del nostro percorso storico non è completo. Lingue che corrono parallelamente all’italiano. Per questi motivi credo che l’uso del dialetto possa essere un arricchimento per “Livia e Laura”. Per rendere più facile la comprensione, ho inserito delle note che spiegano significato e origine dei termini.

     3. Francesca sono felicissima per te! Ho imparato a conoscerti in questi mesi, devo dire che ti ho apprezzato profondamente in qualità di persona e anche nei panni di storica. :) Come sai, sono sempre stata “colpita” da tematiche di tale foggia, soprattutto quando si tocca il nostro essere donna. Appunto, da qui deriva la mia domanda: secondo te, quali sono i valori che le donne di oggigiorno dovrebbero custodire gelosamente? [Rosie M.]
Grazie mille per le bellissime parole! Essere donna non è mai stato facile e lo sappiamo bene. Oriana Fallaci sosteneva che fosse una sfida, un’avventura fatta di coraggio e determinazione. Sono assolutamente d’accordo e la Storia stessa lo insegna: in queste poche parole è raccolta l’essenza dell’essere donna. Dobbiamo imparare a pensare fuori dai retaggi culturali, con la nostra testa, senza paura del giudizio degli altri. Questo, infatti, è il fattore che più ci condiziona. Nella “valigia di valori” che ogni donna dovrebbe portarsi dietro, per tutta la vita, ci devono essere coraggio, forza di volontà, libertà mentale, conoscenza del mondo e del passato, soprattutto delle donne che ci hanno preceduto, per imparare dai loro errori e dai loro punti di forza. Essere libere, come si può intuire, è il valore principale. Libertà non vuol dire fare la prima cosa che ci passa per la testa, ma vivere con consapevolezza della realtà che ci circonda, nel rispetto degli altri ma con onestà intellettuale, ovvero portare avanti le nostre idee, perfezionarle nel tempo, durante una fase di apprendimento che dura tutta la vita. Avere, quindi, anche il coraggio di dire no se qualcosa non ci convince.

      4. Ciao Francesca e complimenti vivissimi per questa tua nuova avventura editoriale.
Ho letto che una delle due donne protagoniste porta il titolo di Baronessa di Carini e immediatamente sono tornato indietro negli anni. Mi pare fosse il 1975 quando da bambino di 7 anni ascoltavo incantato la voce di Gigi Proietti cantare la sigla di uno “sceneggiato”, come allora venivano chiamate le “fiction”, il cui titolo se non vado errato era L’amaro caso della Baronessa di Carini. Mi ricordo Ugo Pagliai, Adolfo Celi, Paolo Stoppa e anche una giovanissima Enrica Bonaccorti. Visto che anche il tuo romanzo è ambientato a Palermo, anche se più di un secolo dopo, e che si parla di passioni, ti sei in qualche modo ispirata a questo sceneggiato? [Paolo Bondielli]
Grazie Paolo! Lo sceneggiato “L’Amaro caso della Baronessa di Carini” è un capolavoro. Lo conosco, come conosco anche il remake interpretato da Vittoria Puccini nel 2007. Di sicuro sono tra le mie fonti di ispirazione, però “Livia e Laura” non nasce direttamente da questi due importanti film a puntate. Diciamo che hanno fatto parte del materiale da me studiato per scrivere il romanzo, in quanto ho analizzato tutto ciò che parlasse di Laura Lanza, ma in “Livia e Laura” mi sono concentrata molto sul discusso collegamento Beati Paoli-mafia, sulla vera storia della Baronessa mescolata al celebre poemetto. Da anni, infatti, volevo scrivere qualcosa su questi due “casi” tutti italiani, misteriosi e a cui, penso, non è ancora stato dato il giusto rilievo.

   5. Complimenti, Francesca. Ho letto l’estratto e devo dire che, l’ambientazione palermitana, essendo Palermo la mia città, mi ha intrigato molto. Ho notato che hai inserito dei termini dialettali. Come ti sei documentata su di essi? Qualcuno ti ha aiutata? E soprattutto, ti sei divertita a scoprire suoni e significati di questo splendido e antico dialetto? [Sara Purpura]
Grazie a te, Sara! Il fatto che una siciliana doc. dica queste cose è per me motivo di grande orgoglio. Le tue parole sono verissime: ho scoperto sonorità nuove e una musicalità davvero eccezionale nel dialetto siciliano. Ho fatto tutto da sola, mi sono documentata su grammatiche moderne e più antiche, visto film, letto romanzi (come Camilleri, per esempio, un vero maestro), ascoltato canzoni (Rosa Balistreri è la mia preferita). Qualunque cosa mi capitasse. Cercavo continuamente, se per caso non trovavo una regola grammaticale cercavo di dedurla dagli esempi che avevo. È stato un bel lavoro, ma l’ho fatto con tanto amore, però se trovate qualche errore nel dialetto usato nel romanzo non esitate a dirmelo. Sono in continuo apprendimento e mi fa piacere sapere se e dove sbaglio.

ì  6. Estratto interessante. Ho una domanda per te, Francesca: da dove nasce la voglia di ambientare il tuo romanzo proprio in Sicilia? Cosa ti ha spinto a preferire questa terra rispetto ad altre? [Sara Purpura]
Del grande amore che mi lega alla Sicilia ho già parlato. Un legame nato molti anni fa, quando visitai la splendida isola per la prima volta. Non posso negare che questo luogo mi abbia affascinato, anzi, ammaliato fin da subito, qualcosa di inspiegabile, di molto profondo. Di certo la Storia, l’arte che vi si respirano hanno fortemente contribuito, ma c’è dell’altro che mi è sempre sfuggito. Da arabista non posso non pensare alla dominazione araba e a ciò che ha lasciato, al modo in cui è riuscita a convivere con l’anima cristiana (ce ne sono evidenti tracce ancora oggi). La Sicilia resta un adorato enigma, per me, ma oggettivamente, nonostante i problemi, è un gioiello che meriterebbe di essere sempre più valorizzato. È una sirena che ti chiama e ti chiede di scrivere una storia che parli di lei.

     7. Qual è stato il fatto o il motivo che ti ha spinta a scrivere una storia come questa, oltre al visibile interesse per la Baronessa di Carini? [Valentina]
Volevo parlare di donne, o meglio, di quanto possono essere coraggiose le donne. “Livia e Laura” è un romanzo tutto al femminile e le due protagoniste sono, in un certo senso, la personificazione della Sicilia e, nello stesso tempo, dell’Italia. Devo dire, poi, che la Sicilia è stata anche un meraviglioso pretesto per parlare proprio del nostro bellissimo Paese che, forse, un po’ maltrattiamo e di cui non ci prendiamo cura con costanza e impegno. Ecco, dovremmo valorizzarlo meglio. “Livia e Laura” è il mio piccolo canto d’amore alla Sicilia e alla mia Italia. 

      8. Mistero e sentimenti si intrecciano in questo romanzo. Cosa vorrebbe dire al lettore per invogliarlo a leggere questo splendido romanzo? [L’Editore]
“Livia e Laura” è un romanzo d’amore in cui vengono esaltate la femminilità e il diritto alla libertà. Si parla dell’Italia e dei suoi misteri, di intrighi, tradimenti, passioni. Siamo una nazione notoriamente esterofila e se questo da una parte può avere dei vantaggi, rischia di farci perdere il quadro d’insieme della nostra realtà, altrettanto importante. “Livia e Laura”, quindi, vorrebbe offrire uno spunto di riflessione sulla condizione della donna italiana di ieri e di oggi, su tematiche attuali come la mafia e il femminicidio, chiarendo senza possibilità di dubbio che l’amore non è mai una catena, ma rispetto verso l’altro e le relazioni non devono diventare gabbie, bensì luoghi del cuore aperti verso le incognite del futuro.  

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